Quella casetta in RussìaHanno manifestato in 112 città. In qualche caso risposto alla polizia, lanciando candide palle di neve. Sono stati arrestati in 2660. Non erano stati mai tanti così, da quattro anni a questa parte. Ma la protesta andata in scena in un sabato russo diverso dagli altri non poteva che avere numeri record. Perché oltre a un’opposizione che cresce e decide di farsi vedere, a gridare contro il Cremlino sono stati molti che in questi giorni hanno guardato la videoinchiesta realizzata dalla Fondazione di Aleksej Navalnyj, arrestato domenica scorsa al rientro a Mosca dopo i mesi passati a Berlino per riprendersi dall’avvelenamento da Novichok.

Il documentario di quasi due ore – 70 milioni di click su YouTube – mostra l’ultima dacia da sogno che gli accusatori vogliono destinata a Putin, un palazzo sul Mar Nero con 7800 ettari di parco, progetto da oltre un miliardo di euro realizzato dall’architetto bresciano Lanfranco Cirillo, oggi residente a Dubai e intervistato da Repubblica. Secondo Navalnyj, quella reggia è stata edificata anche con soldi pubblici, attraverso tangenti. Usati pure per comprare scopini del water da 700 euro, oggi divenuti simbolo della protesta. Navalnyj ora rischia di rimanere in carcere ben più a lungo dei 30 giorni annunciati una settimana fa. Ma la crisi acuita dal Covid minaccia di raccogliere un consenso e un’indignazione nuovi. Pronti a tornare in piazza sabato prossimo. Troppo bella per questi tempi cupi la casetta in Russìa.

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Ora la Russia deve fare i conti con i diritti umani

di Maurizio Molinari

L’ondata di proteste a favore dell’oppositore Aleksej Navalnyj che investe la Federazione russa è un serio campanello d’allarme per Vladimir Putin perché coniuga tre elementi: l’insoddisfazione popolare nei confronti del Cremlino, la popolarità del suo maggior rivale politico e l’inefficacia della raffica di arresti e aspre misure anti dissenso adottate da Mosca.

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L’oro bianco delle ragazze

di Emanuela Audisio

Se ogni tanto fossimo capaci di guardare, quaggiù, in Italy. Alle samurai azzurre, alle 50 sfumature di rischio, alla nuova quota cento. A Sofia, a Federica, a Marta, a Elena. E di accorgerci che ci sono abissi di neve meravigliosi: di stili e di coraggio. Con le nostre ragazze, donne, atlete, campionesse, sempre pronte a buttarsi, a confrontarsi, ad andare controvento.

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Risparmiare il fiato

di Michele Serra

Se per ogni chilo di retorica ci fosse un grammo di sostanza, saremmo il Paese più solido del mondo. È quanto si ricava dall’ennesima presa di posizione di un’associazione di medici, in questo caso i dentisti: piantatela, una buona volta, di chiamarci “eroi”, e piuttosto dateci in fretta i vaccini.

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Stati Uniti

Larry King, il maestro del talk che amava le bretelle

NEW YORK – Le bretelle più famose nella storia del giornalismo ci hanno lasciato. Larry King è morto ieri a Los Angeles all’età di 87 anniEra stato ricoverato per coronavirus, era un soggetto a rischio dopo un ictus e problemi polmonari che lo avevano colpito nel 2019.

di Federico Rampini

Sport

Sofia Goggia: “Sugli sci ho ritrovato la gioia. Vinco perché mi ascolto”

Iamsofiagoggia tutto attaccato. Tutto sta insieme nell’essere Sofia Goggia: cadute e risalite, ori e dolori, monti e poesia. Sciatrice eccentrica, disordinata, libera. In pista e fuori. Cresciuta più a Chagall e Schubert, che a pane e neve. Papà Ezio ingegnere e pittore, mamma Giuliana insegnante di lettere, il fratello maggiore, Tommaso, ingegnere anche lui.

di Alessandra Retico

Spettacoli

Arisa, il ritorno a Sanremo: “Finalmente qualcuno ha creduto in me”

È una veterana. Partecipa per la settima volta al Festival di Sanremoha vinto nel 2009 nelle Nuove Proposte con Sinceritànel 2014 nella categoria Campioni con Controvento; nel 2015 è stata co-conduttrice, quest’anno Arisa è in gara con Potevi fare di più, scritta per lei da Gigi D’Alessio (e contenuta nel prossimo album).

di Silvia Fumarola

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