A letto con mia zia (donna prosperosa e pallida) per parlare di monarchia

Qualche giorno fa ero a letto con mia zia (una veneziana pallida e prosperosa che nei musei palpa voluttuosamente le ginocchia delle statue, eccitandosi sulla carnalità del marmo: me la bombo con gusto) quando è apparsa in tv la regina Elisabetta col suo discorso natalizio, un tonico perfetto per il blues post-coitale: “La luce porta speranza. Per i cristiani, Gesù è la luce del mondo.” E mentre mi immaginavo a letto con la regina Elisabetta (è ancora una gran gnocca, e ha labbra perfette per i soffioni), ho chiesto a mia zia, una fanatica spettatrice di The Crown, come mai esistano ancora delle monarchie nel nostro continente. “Le ragioni sono molteplici. La più importante è che le fiabe dell’infanzia sono popolate da ragazze povere che diventano principesse. Poi le monarchie contemporanee non sono più assolute, ma costituzionali o parlamentari. Il loro ruolo è più simbolico che sostanziale: rappresentano l’unità della nazione, come un presidente della Repubblica. Tutti i monarchi attuali, inoltre, hanno press agent che garantiscono loro ruoli simpatici nello storytelling quotidiano. Il pubblico magnetizzato non si spazientisce, se i regnanti sono privi di potere e simpatici, specie in tempi come questi, dove accese divisioni sociali e politiche mettono a dura prova la fiducia nelle classi dirigenti elette democraticamente, al punto che molti, senza saperlo, finiscono per pensarla come Francesco Giuseppe, l’imperatore austro-ungarico: ‘Il ruolo della monarchia, nel mondo moderno, è quello di proteggere i cittadini dai politici.’ Era un monarca assoluto, come da noi c’è solo il Papa, capo elettivo della teocrazia del Vaticano: la religione lo giustifica come un tempo giustificava gli imperatori europei. La fede ha sempre garantito il massimo del potere col minimo sforzo. Mmmm, sì, continua a leccare. Così, bravo. Anche il Papa, però, ha bisogno dello storytelling giusto. Ricordi il video di Bergoglio da solo in piazza San Pietro? Spettacolare, ma prima dovettero mandare via quattro suore cinesi che rovinavano l’inquadratura. Ed ecco i membri della famiglia reale che sorridono, impegnati in opere di carità.” “Embè?” “Non ci sono Harry e Meghan: storytelling. Considera infine che la regina, essendo anche capo della Chiesa anglicana, gode di un enorme vantaggio propagandistico sugli altri monarchi: può recitare la parte della Papessa. Ruolo simbolico, simpatia, fede: il trifecta la rende inossidabile.” Sollevai la testa. “E in Italia?” La zia sospirò profondamente, mettendo in rilievo, nel torcersi, tutte le sue curve. “In Italia c’è un grande appetito popolare per la monarchia: lo dimostrano il successo di The Crown, e i periodici che vanno a ruba quando mettono in copertina qualunque reale inglese. Però quell’appetito non può essere soddisfatto dai Savoia, il cui ritorno sarebbe spudorato. Perciò mi stupisco che, per sbloccare la situazione, nessuno abbia ancora riscoperto Gioberti.” “Gioberti?” “Prendi quella candela, e sgocciolami la cera calda sulle tette. Era un sacerdote risorgimentale che auspicava una federazione degli staterelli italiani, governata da un Papa Re. Papa Gregorio XVI era un reazionario, e il progetto di Gioberti fallì; ma le cose sono cambiate. Il reazionario Ratzinger, con il suo papato pieno di omissis, non era simpatico, ed è stato facilissimo sostituirlo nel cuore dei fedeli. Al suo posto hanno messo Bergoglio, che, con quella testa a lampadina e quelle orecchie spioventi, quando ride sembra Stanlio. Il trifecta italiano ce l’avremmo già: se tanto mi dà tanto, è solo una questione di tempo. Ooooh!” “Anche sui capezzoli?” “Ti xe un bagolo. Ooooh!”

di Daniele Luttazzi | 29 DICEMBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano