NAVIGA NEL MARE PROCELLOSO DEL CAFFE’ DELLE PARI OPPORTUNITA’ DI CASERTA IL GALEONE ‘SEIZERONOVE’ DELLO PSICHIATRA ADOLFO FERRARO  

 Con i commenti degli avvocati: Barca, Della Ratta, Orefice e Iaselli e del magistrato Marinella Graziano

 Grande successo dell’evento che ha visto la partecipazione del dott. Adolfo Ferraro, autore del libro SEIZERONOVE, al Caffè letterario delle pari opportunità, progetto ideato dalle avvocate Giovanna Barca, Francesca Della Ratta, e Fiorentina Orefice, componenti del CPO dell’Ordine di SMCV. Varie sono state le considerazioni e le riflessioni al termine della presentazione del testo.

L’Avv. Barca “Con il Prof. Ferraro abbiamo avuto l’occasione e la possibilità di affrontare la tematica della violenza di genere sotto altra angolazione, quella degli autori dei reati ex art. 609 c.p. Un’ opera coraggiosa che ha umanizzato i mostri, senza giustificarne il loro agire illecito e contra legem, ma che ha provato ad agire sulla consapevolezza dei sex offenders del loro agire illecito tramite l’utilizzo della letteratura, non per guarirli, ma per cercare di rendere effettiva una loro riabilitazione. L’importanza di valutare un loro supporto psicologico anche dopo il termine dello sconto della loro pena in carcere è una ipotesi da sperimentare e da approfondire con gli esperti professionisti del settore”.

 “Per porre fine alle violenze sessuali  – ha dichiarato L’avv. Francesca Della Ratta –  serve un cambiamento culturale. La maggior parte delle culture, infatti, promuove e permette forme di aggressione sessuale, operate dagli uomini e dirette contro donne e ragazze. Spesso le molestie psicologiche e fisiche sono giustificate in virtù dell’appartenenza a una certa comunità culturale e alle sue tradizioni. In un’ottica di prevenzione sarebbe utile la costruzione di una responsabilità collettiva basata sulla cooperazione di tutte le persone che sono consapevoli della gravità delle molestie sessuali. In questo senso tutti e tutte devono essere coinvolti nel processo verso una cultura della parità condividendo dei principi base. Sarebbe inoltre auspicabile che venissero creati percorsi con centri per la mediazione penale e comunità di recupero esistenti sul territorio al fine di consentire un efficace trattamento personalizzato anche nei confronti di chi è colpevole di reati di violenza sessuale e che, quasi sempre, allo stato, deve solo scontare anni di carcere senza alcuna possibilità di effettivo recupero e con il serio rischio che possa commettere altri reati.”

La dott.ssa Marinella Graziano, magistrato del Tribunale di S. Maria Capua Vetere sez. misure di prevenzione antimafia, ha puntualizzato che: “Un prezioso e valoroso progetto che declina efficacemente la funzione rieducativa della pena sancita dall’art.27 della nostra Carta Costituzionale rispetto ai detenuti cd. “sex offenders” i quali, traghettati a bordo del “galeone” del confronto con se stessi, possono giungere verso approdi di nuova consapevolezza e presa di coscienza, al fine di non rinnovare le violenze commesse verso vittime vulnerabili e innocenti”.

L’Avv. Fiorentina Orefice  ha osservato: ”il confronto ha consentito di esplorare i vissuti dei viaggiatori e, al contempo, di indagarne le prospettive future aprendo a considerazioni critiche in ordine alla nota sentenza Torreggiani nonché all’introduzione del delitto di tortura e, non ultimo, al dettato dell’art. 25 della Costituzione; il punto di cesura ideale tra le due metà dell’individuo è teso a valorizzare la sfera della tutela effettiva delle loro vittime, un approdo da raggiungere ancora troppo incerto anche in considerazione dei  meccanismi di validazione della prova”.

 L’avv. Renato Iaselli, vice presidente dell’Ordine degli avvocati del Foro sammaritano ha così concluso: “Userei due parole per sintetizzare il libro del prof. Ferraro e la sottesa esperienza professionale e di vita: viaggio e consapevolezza. Nel primo termine si riassume il percorso e la sofferenza che lo origina (quella non sempre riconosciuta delle vittime e quella della restrizione carceraria) nonché lo strumento per giungere alla consapevolezza. Questa è poi il fine perché la vera libertà consiste non solo e non tanto nel fine pena quanto nella riunificazione delle due metà del Visconte, nella coscienza piena del male compiuto, nell’appropriarsi dei mezzi per non rinnovarlo, liberi dai propri demoni pur consapevoli dei propri limiti. E questa può ben essere la storia di ciascuno (non tutti compiamo reati ma tutti compiamo errori) vista dalla prospettiva estrema di coloro che sono stati definiti i più carcerati tra i carcerati.