Alta velocità, il progetto di Rti per bucare i monti del Parco della Majella

 Ambientalisti e sismologi contro il piano per fare una galleria nel Monte Morrone di 13 chilometri: “Metterebbe a repentaglio la faglia acquatica, che serve migliaia di cittadini, per non parlare dell’elevato rischio sismico e del deturpamento di un’oasi nazionale abruzzese”

 Un buco nel Monte Morrone di 13 chilometri, nel bel mezzo del parco nazionale della Majella, proprio lì dove nascono le sorgenti del Giardino che con 1.100 litri al secondo riforniscono ogni giorno di acqua potabile decine di comuni della Val Pescara, Chieti e Pescara compresi. E’ il progetto che sta portando avanti Rfi (Rete ferroviaria italiana) per velocizzare (in sette anni e mezzo) la linea Pescara-Roma e collegare la sponda Adriatica con quella tirrenica in poco meno di due ore, rispetto alle 4 attuali. Esattamente la metà del tempo, con la possibilità di andare da Avezzano a Roma (linea affollatissima dai pendolari) in 50 minuti e da Sulmona a Pescara in 40.

Un progetto monstre e perfettamente inutile, denuncia Augusto De Sanctis del Forum H2O: “In piena epoca di cambiamenti climatici e con l’acqua razionata, la natura non può essere violentata altrimenti ne pagheremo le conseguenze”.

Costerà un miliardo la galleria che bucherà il serbatoio idrico del Morrone e che potrebbe lasciare a secco 500.000 cittadini privandoli del diritto all’acqua potabile. “Era così difficile consultare le mappe dei punti di captazione prima di tirare fuori dal cilindro una simile proposta?”, si chiede De Sanctis.

Niente da dire sulla velocizzazione della Pescara-Roma, commenta il segretario di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo. “Ma la galleria potrebbe avere un impatto devastante sulle nostre risorse idriche. Bisogna trovare soluzioni progettuali che evitino di mettere a repentaglio le sorgenti del Giardino. Siamo nel 2020 e sarebbe ora che tutti capiscano che l’ecologia non è un lusso”.

 Poi ci sono tantissimi nodi ancora da sciogliere. E non solo quelli relativi all’impatto ambientale, anche i costi rappresentano un problema visto che il progetto prevede il mantenimento dell’attuale tracciato e di moltissime delle vecchie gallerie esistenti, generando interrogativi e dubbi sulla sicurezza. “Le nostre perplessità riguardano l’analisi costi-benefici considerando che la tratta Pratola Peligna-Torre De’ Passeri attraverso le gole non escluderebbe l’abitato di Popoli e non farebbe una gran differenza di tempi, visto che in autostrada la si percorre in una manciata di minuti. O forse ci sono altre ragioni oltre quella della velocità? Forse qualche talpa scavatrice disoccupata?” si chiede Clotilde Iavarone, presidente dell’associazione Orsa Pro Natura Peligna.

 Il pericolo più grande riguarda l’impatto sismico, rincara H2O: la galleria progettata da Rfi attraverserebbe perpendicolarmente una delle faglie più pericolose d’Europa, quella del Morrone, ferma da 1.850 anni e quindi con alte probabilità di risveglio. La presenza di faglie attive e capaci dovrebbe sconsigliare la realizzazione di una galleria.

La faglia del Monte Morrone è stata definita attiva e sismogenetica dall’ Ingv.

“Ogni volta che una faglia come quella del Monte Morrone si attiva – ha spiegato Stefano Gori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – generando un sisma di elevata magnitudo, la rottura cosismica si propaga dalla profondità dell’ipocentro del terremoto fino alla superficie terrestre, dislocandola e dislocando quello che si trova lunga la sua traccia. Tale dislocazione interessa, ovviamente, anche i sedimenti che in maniera naturale si depositano lungo il versante della montagna, come prodotto dell’erosione delle rocce calcaree che compongono il Monte Morrone”.

In sostanza potrebbe verificarsi la spaccatura delle rocce.

Quindi, ricostruire la storia delle faglie e investigare la storia geologica dei movimenti è fondamentale per avere un quadro completo sulla pericolosità sismica dell’Appennino centrale.

 “Insomma, una faglia del genere, muovendosi, potrebbe provocare spostamenti di metri rendendo inutilizzabile per sempre l’opera – conclude De Sanctis – Basta guardare quello che è accaduto alla galleria di Forche Canapine, nei pressi di Castelluccio/Norcia, col terremoto del 2016, per capire tutti i rischi ai quali saremmo esposti”.

 E allora che tirino fuori una proposta, ribatte piccata Rfi. “La Roma-Pescara è una linea disastrata, con velocità ridicole, pendenze assurde che impediscono qualsiasi traffico merci e che se rimane così è destinata a scomparire -scrive sul sito – Di contro, l’autostrada A25 è letteralmente affollata di autobus che fanno la spola tra le due città, con tantissime compagnie a ogni ora del giorno. Bisognerebbe porsi anche il problema dell’inquinamento, che forse viene considerato meno importante”.

 

 Fonte: di Lilli Mandara | 10 NOVEMBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano