Campania. Sempre meno persone riescono a scontare la pena lontano da una cella

In Campania i soggetti in carico all’Ufficio di esecuzione penale esterna sono 6.779. I dati sono aggiornati al primo semestre del 2020 e fanno registrare un numero in calo rispetto agli 8.627 soggetti del 2019 e ai 9.067 del 2018. La maggior parte dei soggetti che stanno terminando di scontare la pena con misure alternative alla detenzione è concentrata nella città di Napoli: tra l’area cittadina e quella vastissima della provincia si registrano 3.748 persone in carico all’Ufficio di esecuzione penale esterna, delle quali 3.386 sono uomini e 362 sono donne.

Il Ministero della Giustizia ha pubblicato dati distinti per provincia, per cui a voler rimanere nei confini della Campania si scopre che l’altra provincia più interessata da questo tipo di misure è quella di Caserta con 1.369 soggetti (1.269 uomini e 100 donne), e a seguire ci sono Salerno (1.025 soggetti, di cui 904 uomini e 121 donne), Avellino (393 uomini e 26 donne, per un totale di 419), Benevento (218 di cui 193 uomini e 25 donne). In tutta Italia le misure alternative alla detenzione sono una possibilità a cui accedono 143.538 persone. Tanti, infatti, risultano dalle statistiche ministeriali i soggetti presi in carico, con la particolare distinzione fra coloro che risultano presi in carico nel 2020 da periodi precedenti (per un totale di 101.474 casi) e coloro che risultano presi in carico a partire dal 2020 (42.064 casi).

Anche sul piano nazionale si nota che la stragrande maggioranza è di sesso maschile (89%), l’11% di sesso femminile. Gli Uffici di esecuzione penale esterna operano nel campo dell’esecuzione delle misure e delle sanzioni di comunità, vale a dire nella sfera che riguarda le possibilità di scontare la pena non per forza all’interno di un carcere.

Il lavoro degli Uffici di esecuzione penale esterna si articola in varie aree di intervento: valutazione sulla situazione individuale e socio-familiare nei confronti dei soggetti che chiedono di essere ammessi alle misure alternative alla detenzione e alla messa alla prova; elaborazione e verifica dei programmi trattamentali nelle misure e sanzioni di comunità; svolgimento delle inchieste per l’applicazione, modifica, proroga o revoca delle misure di sicurezza su richiesta della magistratura di sorveglianza; esecuzione del lavoro di pubblica utilità e delle sanzioni sostitutive della detenzione; attività di consulenza agli istituti penitenziari per verificare il buon esito del trattamento penitenziario. Sono attività svolte in sinergia con enti locali, associazioni di volontariato, cooperative sociali per realizzare azioni di reinserimento e inclusione sociale, e in sinergia con le forze dell’ordine per l’azione di contrasto alla criminalità.

Nell’ambito delle misure alternative alla detenzione, a livello nazionale si contano 24.582 casi di affidamento in prova al servizio sociale, 17.894 casi di detenzione domiciliare, 1.311 casi di semilibertà. Nell’ambito delle sanzioni sostitutive, secondo dati aggiornati a giugno scorso, sono 4 i casi di semidetenzione e 267 quelli di libertà controllata. Quanto alle misure di sicurezza, 4.863 soggetti sono in regime di libertà vigilata, mentre 784 soggetti svolgono lavori di pubblica utilità per condanne relative a violazioni della legge sugli stupefacenti, 10.745 per violazione del codice della strada e 24.733 sono i casi di messa alla prova.

Fonte: di Viviana Lanza/Il Riformista, 28 ottobre 2020