“Ultimo, il capitano” porta sul canale Nove, domenica 18 e lunedì 19 ottobre, il racconto dei successi e delle cadute di Ultimo, il capitano dei carabinieri che arrestò Totò Riina. “Racconta la nostra attività, attraverso interviste e testimonianze. È il mondo visto dagli occhi di chi ha combattuto, senza propaganda, senza manipolazioni. È il racconto del nostro lavoro, del lavoro del nostro gruppo, anzi dei diversi gruppi che si sono succeduti negli anni”.

Da dove parte il racconto?

 Segue il filo cronologico delle battaglie che abbiamo combattuto, io e le persone che erano con a me, a partire delle indagini fatte a Milano a fine anni Ottanta durante l’indagine antimafia Duomo Connection, fino all’inchiesta della Procura di Napoli sulla Consip.

Nell’inchiesta Consip avete sfiorato la famiglia Renzi. Che reazioni avete ottenuto?

Niente, siamo stati semplicemente annientati, spazzati via. Con la gioia di tutti, evidentemente, non solo della famiglia Renzi.

Nella sua vita ha avuto spesso delle svolte, dei passaggi bruschi, delle cadute.

È perché è una vita vera, non una vita addomesticata. Quindi senza paracadute. Vivi credendo in quello che fai senza appartenere a schieramenti, senza appartenere a lobby, anzi disprezzando tutto ciò che è schieramento e lobby.

Spesso non vi hanno difeso neanche coloro che per dovere istituzionale dovevano essere dalla vostra parte.

 Certo, perché non appartengo ad alcuno schieramento o lobby.

A volte non vi ha difeso neppure l’Arma dei carabinieri.

 Ma la parola carabinieri è una parola grande, come popolo, come società. Tu devi guardare le persone. Ci sono delle piccole leadership dominanti in determinati piccoli periodi. Quelle piccole leadership dominanti a volte non sono state in grado di proteggere me, ma neanche la società e i cittadini.

Com’è stata la sua uscita dall’Aise, il servizio segreto militare?

È stata un atto di responsabilità immensa da parte mia e dei carabinieri che stavano insieme a me, per tutelare l’agenzia, cioè i servizi segreti, e l’Arma dei carabinieri, per toglierla da manipolazioni di lobby o partitini o partitoni. È stata una mia scelta, per togliere dalle polemiche settori importanti dello Stato come i servizi e l’Arma dei carabinieri. L’ho fatta in buona fede, con amore sia per l’Arma, sia per i servizi segreti, dove ho trovato persone serie, motivate, oneste, con cui non ho avuto mai alcun motivo di lite.

Com’è stato poi il rientro dall’Aise ai carabinieri?

Siamo stati semplicemente annientati e perseguitati in maniera indegna. Non è stato un buon ritorno. Le persone praticano il potere, lo hanno praticato in maniera distruttiva verso venti carabinieri. Spero che siano felici e si sentano realizzati di avere annientato e cancellato venti grandi combattenti. Così, per capriccio di alcuni o di pochi.

Passare dal Ros Carabinieri al Noe e poi dall’Aise alla Forestale è stato per lei una sconfitta, o una diminuzione degli strumenti che aveva a disposizione per intervenire?

Ma guardi, io intanto sono sempre un privilegiato e non me lo dimentico. Quindi chiedo scusa a tutte le persone che hanno fame, che non hanno casa, che vivono in condizioni disperate. Detto questo, ho avuto modo di vedere che esistono delle lobby e degli altissimi funzionari che non servono il Paese, ma si servono del Paese e del ruolo che hanno per praticare il dominio. Sono felice di non essere uno di loro e quindi mi dà perfino fastidio parlarne. Sono feccia.

Ha ancora le aquile che allevava?

Sì, ci sono ancora le aquile, ora purtroppo le vedo poco perché il mio nuovo incarico mi prende molto tempo. Però le porto sempre nel cuore, il rapporto con le aquile è un rapporto di amore e va al di là della presenza fisica. È un modo di essere, di pensare. Loro sono la libertà, il vento, la dignità.

C’è ancora anche La Mistica?

Sì, è una casa famiglia dove aiutiamo i poveri, i mendicanti abbandonati da tutti. E lo facciamo nel nome di Gesù, cercando di seguire gli insegnamenti di Gesù, consapevoli di essere indegni suoi seguaci.

È passato dall’essere un combattente a fare l’assessore all’Ambiente nella giunta regionale in Calabria: è passato alla politica, che tanto spesso aveva indagato e anche sanzionato.

Io continuo a combattere esattamente come facevo da carabiniere. Cerco di progettare i territori e il futuro dei territori insieme alle comunità che vivono nei territori, ascoltando e cercando di sostenere i loro sogni e non imponendo i miei o quelli di qualcun altro, rivendicando il valore dell’autodeterminazione delle comunità e cercando di impedire a chiunque, ’ndrangheta o lobby, di manipolare le comunità e le legittime aspirazioni alla dignità, all’uguaglianza, alla fratellanza. Questa è la politica che mi piace molto.

Abituato a cambiare spesso vita, come vede il suo futuro ora? Ha progetti di nuovi cambiamenti?

Adesso è morta la presidente della Calabria, Jole Santelli, che mi aveva voluto nella sua giunta. Continuerò ancora per i pochi mesi che rimangono a fare l’assessore all’Ambiente, poi tornerò a essere il niente da cui provengo. Sulla strada, sempre accanto ai più deboli. Sa, ho anche la mia età, è giusto dare spazio ai più giovani.

Qualcuno l’aveva definita prete-carabiniere.

Io mi definisco un combattente. Resto un carabiniere e morirò carabiniere. Perché ce l’hai nel sangue e nel cuore, per sempre.

Fonte: di Gianni Barbacetto | 18 OTTOBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano