Telefonata con musica Beethoven: chi può essere?

Squilla il telefono. «Pronto?». Ta ta ta taaaaaaaaan: parte la Quinta sinfonia di Beethoven. Qualche secondo di musica e poi, dall’altro capo, staccano. Non proprio piacevole, se non altro perché la celeberrima composizione del genio tedesco fa venire un po’ i brividi.
Non a caso, la chiamano «sinfonia del destino»: per Beethoven era l’incubo della sordità imminente, arrivata a meno di trent’anni. Il fato che bussa alla porta, declinabile anche in sensi ancor più tetri. Ma cosa vuol dire? E chi è che chiama? Si tratta solo di uno scherzo oppure c’è qualche tentativo oscuro dietro? Telefonata con musica Beethoven: chi può essere? Domande ricorrenti sul web.
1 Da dove arrivano le telefonate con Beethoven
2 Regole da seguire per difendersi dalle telefonate con Beethoven
3 Quando non c’è da stare tranquilli
Da dove arrivano le telefonate con Beethoven
L’ipotesi è che provengano generalmente da call center di operatori telefonici o di telemarketing. Potrebbero assomigliare alle cosiddette «telefonate mute»: il Garante della Privacy, anni fa, si pronunciò su questo tipo di chiamate, pubblicando online un documento articolato in faq (frequently asked questions) per spiegarne la natura e tranquillizzare gli utenti.
L’autorità amministrativa indipendente ha definito le telefonate mute come «chiamate effettuate da call center per finalità commerciali, nelle quali la persona contattata, dopo aver sollevato il ricevitore, non viene messa in comunicazione con alcun interlocutore». Non si sente alcun rumore, a parte il cosiddetto «comfort noise», un brusio o voci in sottofondo; lo scopo è rassicurare l’utente, dandogli un elemento chiaro per capire che la chiamata arriva da un call center, quindi da un ambiente professionale e non da truffatori.
Certo, quando parte la Quinta Sinfonia, la telefonata è tutt’altro che «muta», ma il concetto è simile: potrebbe trattarsi nella maggior parte dei casi di un call center che contatta il privato e che ha scelto la musica classica come comfort noise. Ma perché questa modalità? Cade la linea quasi subito, non se ne capisce neanche il fine. Per il call center, però, è un bel risparmio di tempo.
Le telefonate sono eseguite attraverso un sistema automatizzato che permette di contattare più persone simultaneamente e molte più di quante i singoli operatori riuscirebbero a chiamare. Ma visto che il numero dei contattati supera quello dei «contattanti», ciò implica una messa in attesa dell’utente, così da cercare di tenerlo in linea finché non si libera un operatore, fosse anche solo che per qualche istante.
Regole da seguire per difendersi dalle telefonate con Beethoven
È una specie di tentativo di «mantenere la priorità acquisita», con la differenza che, in genere, è l’utente che chiama e accetta di aspettare finché qualcuno non gli risponde. Qui, invece, è il call center a contattare e tenere in attesa, come per «prenotare» un colloquio con lui, qualora qualche operatore si liberi ma i secondi a disposizione sono pochi e, puntualmente, la comunicazione si interrompe. Il Garante, del resto, è stato chiaro: per non essere invasive, le «telefonate mute» vanno regolamentate.
Numerosissime le segnalazioni ricevute, tra curiosi e preoccupati, nella paura di raggiri o molestie da sconosciuti. Sui forum c’è perfino chi ha pensato ad avvertimenti sinistri, stile «The Ring», il film del 2002 in cui chi vedeva una certa videocassetta moriva sette giorni dopo.
Non sono telefonate illegali ma, vista l’ansia di molti dopo averle ricevute, il Garante ha deciso di renderle meno fastidiose possibile, con precise regole da seguire:
non possono essere fatte più di tre telefonate mute ogni cento andate a buon fine;
la chiamata muta deve interrompersi trascorsi tre secondi dalla risposta dell’utente;
a seguito di una chiamata muta deve essere preclusa la possibilità di richiamare quella stessa utenza per almeno cinque giorni;
l’eventuale successivo riuso di quel numero deve avvenire in modo da assicurare la presenza di un operatore;
presenza del «comfort noise»;
conservazione di report con le percentuali delle telefonate mute eseguite nell’ambito di ogni campagna promozionale.
Quando non c’è da stare tranquilli
Il fatto che questo tipo di telefonata sia consentito non vuol dire che sia sempre innocuo. Sono state accertate anche truffe, sfruttando lo strumento della «telefonata muta». Ovviamente qui gli operatori telefonici non c’entrano nulla, né in generale chi lavora onestamente: è opera di singoli malintenzionati che le usano per prosciugare il credito telefonico.
Risale a circa dieci anni fa, per esempio, l’esordio della truffa dei numeri tunisini. Ancora oggi, sono in tanti a ricevere chiamate da un numero con prefisso +216, o anche +44, dal Regno Unito: pochi secondi di silenzio o di musica classica che ha l’effetto di «succhiare» il credito al ricevente.
È sempre bene non rispondere per sicurezza, anche laddove la chiamata non arrivi da questi prefissi ma comunque dall’estero. Spesso, si tratta di «squilletti», telefonate molto brevi, definite «ping calls», fatte apposta per non dare il tempo di rispondere: l’utente trova una o più chiamate perse ed è portato a ricontattare chi l’ha cercato.
Il consiglio è evitare e bloccare questi numeri. «Può sembrare uno scherzo – si legge sul portale della Polizia postale – ma questo “scherzo” può arrivare a costare anche 1,5 euro al secondo. La telefonata viene infatti reindirizzata a una linea a pagamento che prosciuga il credito e arricchisce i truffatori».
Altri numeri segnalati dalla polpost provengono da Moldavia (+373), Kosovo (+383), Bielorussia (+375), dalla Tanzania (+255) o da altri Paesi. Basta non rispondere per non avere sorprese. E, se proprio piace Beethoven, si può sempre acquistare l’opera omnia con tutte e nove le sinfonie.

FONTE: DIRITTO E FISCO ON LINE /4 Ottobre 2020 / Autore: Stefania Moretti