È nato “Ieri”: un giornale che tutela le minoranze (e le centrali turbogas)

L’altroieri è uscito il primo numero di Ieri, il nuovo quotidiano che è come edito e diretto dal Gruppo Bilderberg per interposte persone. Su 20 pagine, 5 sono di pubblicità: una proporzione significativa (un quarto, ovvero due ottavi, ovvero quattro sedicesimi, e se questo vi confonde figuriamoci cosa capirete leggendo gli articoli di economia), una proporzione che dimostra la volontà del capitale di dare i soldi a chi già ce li ha. (Infatti Ieri costa solo un euro, sensibilmente meno degli altri quotidiani: o non gli servono i soldi, o fanno scrivere i pezzi a dei cinesi in uno scantinato). Sei pagine sono dedicate alla politica italiana, una alle disgrazie, una alle dicerie, una alle occhiate, il resto ad articoli di approfondimento su qualcosa.

Ieri nasce dall’iniziativa – e con la paghetta – dell’ingegner Obtorto Collo, 85 anni, a lungo importantissimo manager italiano e primo editore della Gazzetta dei soldi miei. Nel 2019, Collo tentò di ricomprare parte delle quote del giornale, dopo aver molto criticato in pubblico le scelte dei suoi figli, cui l’aveva ceduto; i figli, sconcertati, rifiutarono l’offerta (un chilo di tonno in scatola) definendola inaccettabile, per poi cederlo al maggior concorrente per un chilo di cetriolini in agrodolce. Collo decise allora di fondare un nuovo quotidiano, pieno di grandi firme: ma gli andò male, e ripiegò su questo. Nell’editoriale del primo numero, la direttrice Lotte Krapp – 36 anni – scrive che Ieri “ha l’ambizione di costruire insieme ai suoi lettori un destino differente da quello prodotto dalla somma di scelte ed errori passati”, frase in cui molti hanno letto un endorsement neanche tanto velato a Draghi (o a Magalli: erano compagni di classe al liceo, quindi perché no? Di Maio è addirittura ministro!); critica “venticinque anni di politica populista” (Collo ha sempre preferito governi amici, i cui ministri dell’industria gli permettessero di costruire maxicentrali elettriche turbogas da 750 megawatt per produrre energia bruciando metano, con massima ricaduta degli inquinanti nel raggio di 5 km, densamente abitati, preferibilmente in un paesino dove esistano già quattro impianti industriali – due farmaceutici, uno di vernici e uno di pesticidi – che, secondo la “legge Seveso”, sono a “rischio di incidente rilevante”); e dice che “la nostra priorità saranno le disuguaglianze”, di cui la più profonda “riguarda l’ambiente” (tutti devono poter costruire maxicentrali elettriche turbogas). “Questo giornale si chiama Ieri perché, come i giornali del passato, vuole capire innanzitutto cosa è successo. I giornali imparziali non esistono. Quelli onesti dichiarano le proprie preferenze: io, per esempio, sono spaventata dalle canoe. Oltre a ciò, Ieri difenderà le ragioni della democrazia liberale, che si intreccia a quella del libero mercato”. (Perché nulla ha bisogno di essere difeso come il libero mercato, specie da quando fa tranquillamente affari con le dittature di mezzo mondo). “Interi gruppi sociali sono emarginati” (dalle dinamiche internazionali del libero mercato, ndr): “le donne, i giovani, i profughi, i poveri. Ieri vuole offrire loro voce”. (Se questa era davvero la mission, Collo faceva prima a finanziare il manifesto). “Per essere credibile, del resto, un giornale deve solo essere indipendente: infatti l’ing. Collo, rotolandosi il cappello lungo il braccio, mi ha garantito che non si impiccerà. Non più di tanto, almeno”. (Sì, continua a sognare). “Avremo anche la pubblicità”. (Per essere liberi di prendere posizione contro le aziende danarose che pagano profumatamente per pubblicare la loro pubblicità. Tipo Benetton, che sulla Gazzetta era di casa). “Quanto allo slogan, ho pensato questo: ‘Ieri. Meglio che guardare il pavimento’. Onesto, no?”.

 

Fonte: di Daniele Luttazzi /17 SETTEMBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano