Uccide la sorella fidanzata con un trans: “È infettata”

Povera Maria Paola Gaglione, uccisa giovanissima dall’intolleranza per una storia d’amore con un trans che i familiari non accettavano. È morta a 20 anni, vissuti nel ghetto del Parco Verde di Caivano (Napoli), teatro di una enorme piazza di spaccio e di due omicidi di bambini vittime di pedofilia. Un non luogo infestato dalla camorra, dove la vita ti offre poche opportunità.

Maria Paola è stata uccisa dal fratello Michele Gaglione, 30 anni, e le indagini dei carabinieri e della Procura di Nola appureranno se lo scontro tra lo scooter di Michele e quello dove viaggiava Maria Paola col suo fidanzato e convivente, Ciro Migliore, (nome di battesimo Cira), ragazzo trans nato di sesso femminile, è stato un incidente, uno speronamento volontario o un agguato.

Per il momento Michele Gaglione è in carcere con accuse di omicidio preterintenzionale, oggi l’udienza di convalida del fermo. Difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, avrà l’opportunità di esporre la sua versione al giudice e di chiarire l’autenticità o meno di una frase – non abbiamo conferme ufficiali – che avrebbe pronunciato con i carabinieri: “Ho fatto una stronzata, non volevo uccidere ma solo dare una lezione a mia sorella e soprattutto a quella là (Ciro, ndr) che ha ‘infettato’ mia sorella che è stata sempre ‘normale’”.

I fatti risalgono alla notte tra giovedì e venerdì. Michele inseguiva a tutto gas la coppia e l’ha raggiunta in via Etruschi ad Acerra. Lì, lo scontro. Maria Paola è stata sbalzata via ed è morta sul colpo. Ciro se l’è cavata ma è stato operato per le lesioni. Michele si sarebbe accanito prendendolo a calci. “Era uscito per convincere la sorella a rientrare a casa ma non l’ha speronata, è stato un incidente”, queste le parole che la famiglia Gaglione ha affidato al parroco del Parco Verde, don Maurizio Patriciello.

“Stiamo attenti a dipingerla come una storia di omofobia – dice il parroco –, forse non sanno neanche cos’è. È vero che non erano preparati e non vedevano di buon occhio la relazione con Ciro, ma so che si stavano abituando all’idea. Erano preoccupati, Maria Paola era andata via di casa a 18 anni, temevano per un futuro senza lavoro”.

Maria Paola e Ciro avevano una relazione che tra alti e bassi durava da tre anni, durante i quali Maria Paola avrebbe frequentato un altro uomo. Dinamiche sentimentali normali. Ma non al Parco Verde, dove la vita privata viene scandagliata e giudicata e l’omosessualità derisa e osteggiata.

Michele, Maria Paola e Ciro sono nati, cresciuti e vissuti lì, immersi in una subcultura patriarcale e omofoba. Dove può sembrare ovvio “dare una lezione” a un fidanzato sgradito. O trans. O entrambe le cose. I fatti di Caivano ci ricordano che siamo uno dei pochi Paesi europei a non avere norme a tutela della comunità Lgbtq e sono, per il segretario dem Nicola Zingaretti, un’ “altra drammatica conferma dell’urgenza di approvare la legge del Pd contro l’omofobia e la transfobia”.

 

Fonte: di Vincenzo Iurillo | 14 SETTEMBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano