Compromessi e ricatti

(di Stelio W. Venceslai)

 il vero mattatore (o ricattatore) è Renzi, con il suo Italia Viva, che è l’ago della bilancia. Non ha consensi, è temuto e odiato da tutti, ma riesce con i suoi pochi voti parlamentari a condizionare i destini del governo e del Paese.

        Tra compromessi e ricatti si arriva all’autunno. Declina l’estate e arrivano nuovi e vecchi problemi.

        Il primo, emergente, è ancora quello della pandemia. Che sia lo strascico della prima ondata o l’avvio della seconda è poco importante. L’aumento diffuso dei contagi, nonostante statistiche rassicuranti, non è rassicurante affatto.

        In Europa la situazione sta lentamente peggiorando (Romania, Spagna, Germania e, da ultima, Grecia). Il contagio continua a diffondersi e nuovi piccoli focolai si aprono dappertutto. Altrove (Australia, Cina, Vietnam, Hong-Kong, Argentina, Sud Africa), si ricorre di nuovo a lokdown locali, ma la situazione è preoccupante. Non parliamo, poi, di Brasile, India e Stati Uniti, dove addirittura è grave. Nonostante politiche di contenimento diverse (magari discutibili), è presumibile che anche in Italia la morsa del contagio si farà più forte nelle prossime settimane.

        La reazione governativa è di larvato ottimismo e non potrebbe essere diversa, ma la realtà probabilmente potrebbe costringere a nuove azioni di blocco delle attività.

        La seconda emergenza è certamente quella economica. In un ambito già reso difficile dalla crisi  economico-politica del Paese, un nuovo lockdown sarebbe disastroso e le varie misure tampone adottate in questi ultimi mesi potrebbero rivelarsi del tutto inutili. Solo misure di sopravvivenza.

        Il blocco dei licenziamenti non potrà durare all’infinito, pena il fallimento o la chiusura delle aziende minori. Già alla ripresa di settembre si profilano situazioni inquietanti. Molte imprese non hanno riaperto i battenti, alcuni esercizi commerciali hanno cercato di arrivare ad agosto, contando sul probabile aumento dei consumi, ma non è detto che non chiuderanno dopo. Le previsioni non sono certo ottimistiche.

        D’altro canto, siamo in buona compagnia. La pandemia sta ridisegnando in peggio le prospettive economiche della maggior parte dei Paesi del mondo. Basta pensare agli Stati Uniti, dove c’è un disastro paragonabile a quello indiano.

        La terza emergenza è quella politica. A furia di “vertici” il governo giallo-rosso tiene. Ma è un carrozzone traballante. I 5Stelle sono in crisi da tempo, ma non si sblocca nulla da loro. Il PD, vagamente gestito da Zingaretti, è continuamente sotto schiaffo. Non può rinunciare a un’alleanza con i 5Stelle  che lo ha rimesso al governo ma, anche qui i malumori sono affioranti. LEU conta pochissimo, e il vero mattatore (o ricattatore) è Renzi, con il suo Italia Viva, che è l’ago della bilancia. Non ha consensi, è temuto e odiato da tutti, ma riesce con i suoi pochi voti parlamentari a condizionare i destini del governo e del Paese.

        Non c’è argomento politico importante dove PD e 5Stelle vadano d’accordo. Se si accordano, poi, c’è la nota dissonante di Renzi. Gli fa da contrappunto, sul fronte opposto, Forza Italia, dove Berlusconi continua strizzare l’occhio a una nuova, possibile, futura formazione governativa che gli permetta di rientrare alla grande nell’agone politico, sia pure a costo dell’indebolimento dell’opposizione di destra.

        A parte l’imprevedibile andamento dell’epidemia, due sono le principali questioni che si dibattono al momento: l’immigrazione e la legge elettorale. Due questioni non nuove e mai risolte.

        Gli sbarchi continuano. Le forze di sicurezza non riescono a contenere i profughi che scappano e molti loro sono contagiosi. Un pericolo aggiuntivo. C’è un imbarazzo profondo nel governo che, diviso com’è, non riesce a darsi una politica.

        Accoglierli tutti è impossibile, perché le strutture o non ci sono o sono carenti. Ricorrere all’Europa è un vecchio slogan consunto come quello di aiutarli a casa loro. Rimettere in forse le leggi di Salvini è pericoloso per l’opinione pubblica, saldamente contraria a misure favorevoli all’immigrazione. I Sindaci protestano e l’invasione continua. Una nave quarantena a Porto Empedocle dovrebbe accogliere per l’isolamento i rifugiati portatori di contagio, anche se questi si rifiutano di salirci. C’è differenza fra il blocco della Open Arms per cui Salvini va sotto processo e questo caso? Sembrerebbe proprio di no.

        Quanto alla legge elettorale siamo l’unico Paese al mondo che cambia legge a ogni tornata. La disputa fra proporzionalisti e maggioritari è vecchia di un secolo, ma da noi appassiona ancora i partiti o, meglio, è l’occasione per studiare una legge fatta in modo tale da favorire chi la propone e non gli oppositori. Tutte le chiacchiere sulla maggiore o minore democraticità del sistema servono solo a coprire una realtà d’interessi molto più miserevole.

        Tra i punti fondamentali c’è la questione dello sbarramento. Più è alto, più i piccoli partiti scompaiono. Più è basso, più si sviluppano frammentazione e inciuci.

        Poi, altro gravissimo problema, con il referendum per l’abolizione dell’attuale numero dei parlamentari, quanti non saranno rieletti? E’ difficile pensare a un cambio di governo che preluderebbe, forse, ad elezioni anticipate. Troppa gente perderebbe posto, prebende e potere. Tanto vale arrivare alla fine quinquennale e con questa maggioranza cercare per l’ennesima volta, di portare Prodi alla Presidenza della Repubblica. Come dire, alla restaurazione.

        Sottostanti ci sono il destino di Conte e di Draghi. Potrà il nostro Presidente del Consiglio uscire dall’agone politico come superior inter partes e rientrarvi come capo politico di una nuova formazione politica? Alleandosi con chi? Abbandonando i 5Stelle che lo hanno scoperto e il PD che l’ha sostenuto?

        Di tutt’altro spessore, invece, è il caso Draghi. Lo corteggiano tutti, anche se maneggiarlo è difficile. Potrebbe essere il Presidente della Repubblica in pectore dopo il fallimento di Prodi (con la scusa che la Patria lo chiama e quando la Patria chiama non ci si può rifiutare). Difficilmente potrebbe fare il nuovo Presidente del Consiglio. Non ce lo vedo a barcamenasi fra Crimi e Zingaretti dopo aver navigato nelle acque della più alta aristocrazia finanziaria del pianeta.

        Il fatto è che non ci si vede neppure lui, né come successore di Mattarella né come alternativa a Conte. Magari, un pensierino ce lo fa Berlusconi.

        Avremo un autunno molto difficile, in tutti sensi.

Roma, 07/08/2020