VITTIME, ASSASSINI E PROCESSI

 IN TERRA DI LAVORO

 CON EPISODI CRUENTI E RACCAPRICCIANTI

  Viviamo in un tempo straordinario in cui la non finction è più interessante ma anche più difficile da credere nella finzione. Dunque, la cronaca e la storia – come ha evidenziato lo psichiatra Adolfo Ferraro nella sua prefazione – ma anche e principalmente come ci ha insegnato Kafka: “una storia se non la racconti muore”.

 Questo “Vittime, Assassini e Processi” che riporta delitti efferati che vanno dal 1920 ai nostri giorni. Non sono stati scelti a caso. Ma per movente. Ed è in un certo qual modo  il sequel di “Delitti in Bianco & Nero”, e racconta i fatti, i misfatti, i delitti e i processi che ne seguirono.

Vendette, delitti di prossimità, delitti d’onore, di interesse, di gelosia, d’amore e di odio. Accoltellati, strangolati, soffocati, avvelenati, sparati, bruciati, annegati, impiccati, a martellate, gettati nel vuoto, a sassate, picconate, bastonate, fatti a pezzi, squartati, decapitati. Questi i metodi adoperati per sopprimere le vittime. Dagli episodi pubblicati in “Delitti in Bianco & Nero”; da quelli descritti in questo “sequel”, e dai testi del libro in preparazione “Delitti e Misteri della città del foro”, la cui uscita e prevista per Maggio 2021, sarà possibile, in futuro, redigere un “Repertorio del delitto casertano”.

 Albanova 1932, Antonietta Caterino di 47 anni – novella mantide – uccide il genero con due colpi di pistola davanti alla figlia. Lui, il 24enne Doroteo Panaro, si era stancato della relazione incestuosa. A Liberi, il 14 luglio del 1950, Salvatore Di Dario, 33enne sergente dell’esercito, uccide il giovane amante della moglie Ermenegildo Parillo e ferisce gravemente la donna.

A Capua, il 22 settembre del 1951, il barbiere 37enne Gaetano Guarino uccide a forbiciate, poco distante dalla storica piazza Dei Giudici, il 47enne Giuseppe Lanziello che riteneva amante della moglie. Ancora più raccapricciante la vendetta di Carolina Maddalena, una vedova 39enne di Prata Sannita la quale, a maggio dello stesso anno assassinò, con due colpi di scure in testa, il 25enne Giuseppe Martellino, che dopo aver sedotto la figlia minorenne, Dora Elisa Cennami, si rifiutò di sposarla.

 A questa vendetta per motivi d’onore fece da eco la drammatica sparatoria nell’aula di udienza della Pretura di Carinola, il 7 febbraio del 1952, dove si stava celebrando il processo a carico di Stanislao Lanfranchi, accusato di violenza sessuale. La 23enne Addolorata Di Toro, da Mondragone, esplose otto colpi di pistola all’indirizzo del suo seduttore riducendolo in fin di vita.

Ci spostiamo poi a Maddaloni e giungiamo così al 9 ottobre del 1954, allorquando Michele Arcangelo Otranto – nello studio medico Manfredonia – uccise a coltellate la moglie, Rosina Consoli, che riteneva amante del medico.

 Boccaccesco e inverosimile il duplice omicidio di Gaetano Iossa di 28anni a Sant’ Andrea del Pizzone – nell’agosto dello stesso anno – che uccise la moglie Vincenzina De Cicco (che aveva in braccia il figlioletto di qualche anno) e la suocera Francesca Aperuta. Quest’ultima, vedova, pretendeva rapporti sessuali col genero.

 Tra tutti i cruenti episodi riportati nel libro (che definire di tragedia sarebbe veramente riduttivo) spicca il caso emblematico di quel giovane di Casal di Principe, il 29enne Orlando Gagliardi, che volendo dimostrare alla sua fidanzatina di essere un provetto tiratore pretese di fare la riga dei capelli al giovane Luigi Della Corte con un colpo di pistola, che invece fracassò la testa del malcapitato tramutandolo immediatamente in cadavere.

 L’ epilogo di “Caserta, vittime, assassini e processi” è sconvolgente. I racconti affabulano il lettore e lo coinvolgono prima nel mistero del mostro della città del Foro: Maria Capuano detta Zazzà, Katia Tondi e Antonietta Afieri (con la vendetta del delitto di Niko Merola figlio della vittima). Tre donne uccise ancora senza colpevoli, con il caso Tondi ancora in bilico tra rapina e uxoricidio, anche se il marito della Tondi, Emilio Lavoretano – che si protesta innocente – è stato condannato in prime cure a 25 anni di reclusione;  poi si attarda sulle due donne murate vive nella villetta degli orrori di Castelvolturno.

 Ma c’è un finale aberrante. Un professore di Venezia, Stefano Perale (impotente sessualmente) ma innamorato di Anastasiia Shaskirova, russa, bella, divorziata, in stato interessante (attende un figlio dal suo nuovo compagno, l’ingegnere casertano Biagio Buonomo) invita la coppia a cena, uccide entrambi, poi filma i suoi rapporto sessuali con il cadavere della bella Anastasiia. Confesserà di essere affetto da coprofagia: mangiava il suo sterco per affrancarsi della sua impotenza sessuale.

 La gelosia, il sesso, il tradimento, la vendetta: fanno da sfondo ad ogni racconto. A processo concluso con l’ergastolo, il marinaio aversano Ciro Guarante, che fece a pezzi e murò il suo rivale in amore, Vincenzo Ruggiero esponente di primo piano dell’Arcigay – perché geloso della trans Heven Grimaldi, in arte Tiffany (una Pretty Woman in chiave nostrana) e la degna chiusura di questo noir esclusivamente casertano.

 Viviamo in un tempo straordinario in cui la non finction è più interessante ma anche più difficile da credere nella finzione. Dunque, la cronaca e la storia – come ha evidenziato lo psichiatra Adolfo Ferraro nella sua prefazione – ma anche e principalmente come ci ha insegnato Kafka: “una storia se non la racconti muore”.