Museo Mastroberardino ad Atripalda, brand familiare per il Vino d’Irpinia

TRECENTO ANNI DI STORIA DI UVE E VITIGNI ECCELLENTI RACCONTANO IL TERRITORIO

L’inaugurazione delle teche Mima presso le cantine del celebrato marchio irpino consentono all’intera platea di operatori in attività oggi di rivendicare il protagonismo di una provincia che internazionalizzava i suoi calici un secolo prima dell’unità d’Italia

Nella narrazione, che è alla base di un brand cioè di un marchio evocativo di una tradizione di qualità e successo, c’è sempre una famiglia nella letteratura e nel cinema. È più semplice riassumere le vicende di in popolo in un dato periodo storico, seguendo sullo sfondo l’evoluzione dei tempi attraverso il punto di vista di persone reali, protagoniste con le scelte decisive da compiere ogni giorno, per cogliere concretamente in maniera immediata trasformazioni e processi storici altrimenti rappresentabile solo attraverso percorsi più arduo e articolati.

Ecco, la storia dei Mastroberardino servirà a spiegare agli italiani e agli stranieri che il boom di questi ultimi decenni in Irpinia non è casuale, ma ha radici profonde e antiche, come quelle piantate da questa famiglia di Atripalda, anche qui, la città da cui origina Avellino.

Tre secoli di vino irpino raccontati attraverso la storia della famiglia Mastroberardino. Il museo di impresa, il Mima, rappresenterà con documenti storici la vicenda di dieci generazioni che hanno contribuito a scrivere la storia del vino italiano nel mondo.

L’annuncio è stato dato al Vinitaly, dove Piero Mastroberardino ha fornito la data dell’inaugurazione. Il 15 maggio ad Atripalda il progetto culturale diverrà una realtà accessibile.

La notizia ha destato interesse a Verona tra gli operatori, a cominciare dallo stesso Direttore di Veronafiere, Giovanni Mantovani, che ha sottolineato come “i suoi antenati erano già molto globali”. Per Mantavani,  “la storia dell’azienda Mastroberardino può essere un esempio di come le nostre aziende potrebbero lavorare, valorizzando il vino, il territorio, l’enogastronomia”, ha affermato, ripreso dalle agenzie di stampa. Per Mantovani la cantina rappresenta spesso l’immagine di un territorio, identifica e sintetizza “un pezzo di storia, di territorio”, racconta la qualità del cibo, dell’accoglienza, dello charme.

Piero Mastroberardino, titolare della omonima Azienda vinicola e Presidente dell’Istituto Grandi Marchi, intervistato dal Tg1 all’apertura del Vinitaly 2019

Per Atripalda e per Avellino il Museo rappresenta certamente un segno tangibile di una tradizione antica del territorio grazie al protagonismo di questa famiglia, in anticipo di un quarto di millennio sulla iniziativa diffusa che l’Irpinia sta registrando da una trentina d’anni.

Quella che Piero Mastroberardino racconterà con il suo Museo è la storia di una famiglia italiana.

Sono stati raccolti circa 10 mila documenti nelle teche che daranno firma al Museo. Una parte di questi serviranno per la pubblicazione di un libro. Quello che resterà all’Irpinia e al Mezzogiorno è la traccia rinnovata per trecento anni sullo stesso territorio, visibile nei vitigni lavorati per tre secoli. Si può ben dire che la storia dei Mastroberardino si intreccia con quella del Mezzogiorno e d’Italia.

IL PROGETTO CULTURALE. Sono tre le sezioni in cui si articola il Museo, per altrettanti periodi narrati dalle testimonianze documentali raccolte. Si tratta di atti e fotografie, scritti e pubblicazioni. La prima copre il periodo compreso tra il 1700 e il 1914, dominato dalla figura di Angelo Mastroberardino, cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. È con lui che i Mastroberardino realizzano quella che oggi si potrebbe definire la prima internazionalizzazione della produzione vinicola familiare, a partire dal 1878. Il secondo periodo, ricompreso tra il 1915 e il 1932, si ritaglia sulla iniziativa di Michele Mastroberardino. È l’artefice delle relazioni commerciali in Nord America e nell’Africa coloniale. Il suo percorso attraversa la tragedia europea della Grande Guerra, giungendo sulla soglia del fascismo italiano al potere, mentre il proibizionismo cambiava il tessuto sociale ed economico degli Stati Uniti d’America. Tra il 1933 e il 1945 il terzo periodo. Michele Mastroberardino dà impulso ad una espansione dei suoi vini sui mercati internazionali, mentre è costretto in Italia a convivere con le regole introdotte dall’economia corporativa imposta dal modello fascista. Sono gli anni che portano l’Italia e il Mezzogiorno dalla illusione dell’impero coloniale ai bombardamenti alleati del 1943, al culmine della Seconda Guerra Mondiale, fino alla ricostruzione difficile del Paese, che coincide con la morte di Michele Mastroberardino.

L’inaugurazione del percorso museale presso le antiche cantine di famiglia Mastroberardino rappresenta un’occasione per l’Irpinia e la sua immagine di terra consacrata alla tradizione del vino. Il 15 maggio l’inaugurazione del Museo offrirà una ribalta nazionale, attraverso la famiglia Mastroberardino, ad un territorio, che in questi trecento anni ha scritto un capitolo della prestigiosa vicenda economica, sociale e culturale dell’eccellenza agricola nazionale nel contesto europeo e internazionale.